stefano cantadori in occasione della demo delle digico sd

Intervista a Stefano Cantadori

La seconda parte dell’intervista a Stefano Cantadori, product specialist DiGico, in occasione della demo delle console digitali della serie SD.

Vedi la prima parte qui: DiGiCo Serie SD – Intervista a Stefano Cantadori (prima parte)

D: DiGiCo offre un range piuttosto ampio di soluzioni per il live, il broadcast, il teatro. Quali sono le differenze tra le varie console? È solo una questione di numero di canali? O ci sono delle particolarità ad esempio nell’architettura o nel routing che caratterizzano ciascuna serie o modello?

R: Come accennavo prima, si tratta sostanzialmente della stessa console, non ci sono differenze qualitative, di routing o di modalità di utilizzo tra una console e l’altra. Certo, le console più grandi hanno più pippoli da girare, sono più comode da usare e offrono dei servizi che sono più difficili da ottenere con le console più piccole, ma praticamente sono la stessa macchina.

Fa eccezione la S21 che, pur avendo la stessa qualità audio e gli stessi algoritmi di base della serie SD, ha un software di controllo ed un’interfaccia utente radicalmente diversa. È una console molto leggera, che a me personalmente piace tantissimo. È uscita con 40 canali, l’han già fatta diventare una 48 canali mono/stereo, quindi capace di gestire 96 flussi audio…ed è prevedibile cosa succederà nel suo sviluppo futuro.

la console digico s21 citata da Stefano Cantadori

La console DiGiCo S21

Le console SD sono facili da usare, molto simili all’analogico anche nell’aspetto. Il canale si sviluppa in verticale per cui non serve studiare: l’eq lo trovi subito, il volume, il mute, il preascolto, il panpot, le mandate ausiliare sono a vista… l’uso è molto intuitivo. La loro semplicità di utilizzo non esclude però una grande versatilità: infatti presentano delle peculiarità come la possibilità di essere svegliate in modalità live, teatro o (non tutti i modelli) messa in onda.

Ad esempio, svegliandole in modalità teatro, offrono una funzione di programmazione che utilizza i canali alias. Cioè, se dopo aver programmato uno show cambiano dei parametri (gate, livelli, equalizzazione, etc.) perché magari si cambia il microfono o l’attore, non c’è bisogno di rifare tutte le scene manualmente, ma tutte le variazioni vengono propagate e lo spettacolo e riprogrammato automaticamente.

D: Poco tempo fa si è tenuto un workshop sulle serie SD presso International Sound a Conversano (Bari) Com’è andata?

R: A Bari ho incontrato un parterre straordinario di tecnici preparati, e la cosa ha impressionato molto anche il nostro amico Geppo (Jaap Pronk – product specialist di DiGiCo UK n.d.a.) Già qualche anno fa, quando si tenne il primo di questi corsi proprio dai Firulli, ero così entusiasta che scrissi un articolo (qui, n.d.a.). È gente che ci mette la testa, i muscoli, l’intelligenza, la forza, la fame…stay hungry…

Questo mestiere non lo puoi fare se non c’è passione ed entusiasmo perché lascia aperti molti punti interrogativi, tipo “cosa farò da grande”. Io ancora non lo so cosa farò da grande. In questo clima, per un giovane, se non c’è entusiasmo e volontà non c’è futuro, e non c’è neanche presente.

D: Nella tua lunga carriera hai conosciuto e lavorato a fianco di grandi fonici. Quali sono i trucchi del mestiere, le astuzie che hai visto utilizzare con maggior successo? Vuoi condividerne qualcuna con il nostro pubblico?

R: Sì, non ce ne sono astuzie! Anche se ci sono dei fonici che vendono un pacchetto di peculiari capacità, ad esempio qualcuno è molto bravo con i compressori, qualcun altro ha il tocco magico con i riverberi, trucchi veri e propri non ce ne sono. Occorre saper utilizzare le macchine, ma non necessariamente in profondità come abbiamo spiegato nel nostro workshop di due giorni. Infatti il primo giorno introduttivo è più che sufficiente per usare al meglio il banco. Il secondo giorno serve a chi fa assistenza, o a chi nel service si occupa della programmazione o per l’organizzazione di eventi molto complessi. In realtà, per imparare ad utilizzare una DiGiCo per mixare una band sono necessari dieci minuti, mentre per programmare un musical del West End di Londra occorre arrivare ad un livello molto più approfondito.

D: Bene Stefano, grazie per il tempo che ci hai dedicato e per averci fatto conoscere un po’ più da vicino il mondo DiGiCo. La nostra intervista finisce qui. C’è qualcosa che vuoi dire per salutare il nostro pubblico?

R: Mandare messaggi è una cosa complicata, si corre il rischio di passare per uno cerca di fare il vate.. Un augurio per un buon anno nuovo è quello che mi sento di dire oggi a tutti i colleghi!