La storia del Fairchild 670 – compressore/limiter stereo
Il compressore/limiter stereo Fairchild 670 viene immesso sul mercato nel 1959. L’ingegnere che lo progettò, Rein Narma, era stato uno dei fondatori della Gotham Audio Development, già partner per la distribuzione di Neumann in USA e produttrice di componenti audio di qulità per uso professionale. Inoltre aveva progettato e realizzato per Les Paul la prima console per registrazioni multitraccia, un’estensione dell’Octopus di Ampex .
Il suo sviluppo avvenne in un periodo in cui l’approccio di fonici e produttori al trattamento del segnale prevedeva un processamento molto neutrale, evitando il più possibile colorazioni del suono. Per questo motivo il Fairchild 670 fu progettato e realizzato secondo la filosofia del massimo controllo col minimo artefatto.
Inoltre presentava tempi di attacco considerati strabilianti per l’epoca (0,2-0,8 millisecondi) e consentiva di essere utilizzato in dual-mono o in modalità M-S. Per queste sue caratteristiche, il suo utilizzo iniziale è stato quello di limitare i picchi nelle trasmissioni radio (molto sensibili ai transienti) e nella stampa del master per la produzione dei dischi in vinile.
Abbastanza rapidamente però il Fairchild 670 si diffuse negli studi di registrazione più importanti al mondo, a cominciare dagli Abbey Road Studios. È universalmente noto che diverse unità della sua versione mono (il Fairchild 660) vennero utilizzate per registrare la maggior parte dei dischi dei Beatles a partire da Hard Day’s Night del 1964.
Successivamente divenne un must per molti altri studi di registrazione in tutto il mondo.
Tecnica di base del Fairchild 670
Il compressore/limiter stereo Fairchild 670 è dotato di 20 valvole, 11 trasformatori, 2 induttori, occupa 6 unità rack e pesa circa 30 Kg.
Ha un pannello di controllo frontale molto semplice: uno switch consente l’utilizzo in modalità L-R o M-S, mentre il segnale in ingresso passa attraverso un controllo rotativo a step di 1 dB, ed un altro potenziometro regola la treshold.
Uno switch a 6 posizioni consente di scegliere tra 6 preset di tempi di attacco e rilascio. Le prime quattro posizioni hanno attacco e rilascio fissi, le ultime due l’attacco fisso e il rilascio variabile a seconda del segnale in ingresso.
Come molti altri compressori vintage, il Fairchild 670 possiede una curva di compressione variabile in base al segnale in ingresso che parte da un rapporto molto basso (di poco superiore ad 1:1) ed arriva fino a 20:1. Un trim interno ne consente una regolazione fine.
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Utilizzi attuali del Fairchild 670
Il malinteso più comune sul Fairchild 670 è l’idea che, poiché era un limiter ideale ai suoi tempi, anche oggi dovrebbe essere il compressore ideale per ogni mix-bus.
In realtà, sebbene abbia le sue origini nel processamento di master e program bus, i suoi progettisti, negli anni in cui lo realizzarono, neanche immaginavano la gamma di frequenze e i livelli di pressione desiderati nelle produzioni discografiche di oggi.
Inoltre, in linea generale, affinché i transienti spessi e ampi dei bassi arrivino indenni dalla compressione del bus, o siano resi ancora più pronunciati, un compressore di un master bus deve offrire tempi di attacco lunghi.
Invece, la compressione del Fairchild 670 è definita dal suo attacco breve e dai tempi di rilascio lunghi. Ciò comporta che sia destinato ad applicazioni in cui si desidera ottenere un guadagno discreto ma con una buona tenuta sui transienti. Per questo, anche se non è la soluzione perfetta per un master mix o un bus di batteria, pochi altri compressori forniscono una “pasta” simile a un mix bus di fiati, tastiere o voci.
Il Fairchild 670 conferisce inoltre una particolare colorazione, difficile da ottenere con altri mezzi. Un segnale che sia stato processato attraverso le sue valvole e trasformatori suona più focalizzato e sagomato, ottiene una sonorità spessa, quasi tridimensionale. Per questo è ancora usato, nelle sue versioni stereo e mono, hardware e software, soprattutto sulle voci.
Riproduzioni moderne del Fairchild 670
Mentre il Fairchild 670 è un pezzo unico nel suo genere, il produttore/ ingegnere Eric Valentine ne ha creato una scrupolosa riproduzione. E’ l’Undertone Audio UnFairchild 670M, disponibile anche come plugin.
Naturalmente, oltre a Undertone Audio, molte software-house hanno creato la propria versione di Fairchild in formato digitale.
Universal Audio ne ha inserita una riproduzione nella Fairchild Tube Limiter Collection che include anche il Manley Vari- MU e il Teletronix LA-2A (ne abbiamo parlato qui). Waves propone il PuigChild Compressor, realizzato in collaborazione con il producer/ ingegnere Jack Joseph Puig (U2, Rolling Stones, Lady Gaga). Ik Multimedia con il suo T-Racks Vintage Compressor, offre una fedele riproduzione di ogni controllo di una delle migliori unità di Fairchild 670 ancora in uso.
Anche Avid, Slate Digital e McDSP ne includono un’emulazione nei loro bundle di plugin di compressione. La piccola casa tedesca Klanghelm, produttrice di applicazioni standalone e plugin audio, ha in catalogo il Variable-Tube Compressor MJUC. Presentato in tre versioni ispirate ciascuna ad uno degli storici compressori vari-mu(*): Universal Audio 176, Manley Vari-Mu e Fairchild 670. Di quest’ultimo ne esiste anche una versione gratuita, il MJUC Jr. scaricabile qui.
* il termine tecnico corretto per questo tipo di compressione è “Variable-Mu”. Questo termine è un marchio registrato di Manley Labs®, qui si riferisce esclusivamente alla tipologia di compressione.
fonte:
https://vintageking.com
https://www.soundonsound.com
http://bobbyowsinski.blogspot.com