Nota della redazione
Immaginiamo di fare un sondaggio fra i tecnici del suono su come mixare con le cuffie (e fare un buon lavoro). La maggior parte degli intervistati risponderebbe semplicemente di NON mixare con le cuffie. Infatti è opinione comune che per mixare, la scelta migliore sia una o più coppie di monitor da studio. Inoltre, affinché siano un valido riferimento per l’ascolto, dovrebbero essere correttamente posizionati all’interno di uno spazio acusticamente trattato.
Ma a volte scopriamo che la stanza che abbiamo deciso di utilizzare (o che abbiamo sempre utilizzato) per mixare non è adatta allo scopo. Infatti potrebbe enfatizzare o penalizzare alcune frequenze, o risultare troppo asciutta o troppo risonante. Oppure, dopo un’intera giornata di registrazioni, vogliamo cominciare a mixare di notte e la regia, anche se suona bene, non è opportunamente insonorizzata. (In realtà, mixare di notte non è comunque una buona idea: le orecchie, dopo ore di attività, cambiano la loro sensibilità alle varie frequenze, fornendo al cervello dati falsati).
Altre volte vorremmo mixare mentre siamo in treno (o mentre facciamo anticamera in banca o nella sala d’attesa di un ufficio pubblico). Effettivamente ci sono molte circostanze in cui non è possibile utilizzare dei monitor appropriati. Situazioni come queste hanno come unica possibilità mixare con le cuffie.
Pro e contro di mixare con le cuffie
In generale, quando decidiamo di mixare con le cuffie, dobbiamo fare particolarmente attenzione e non fidarci troppo del risultato. Questo perché, a prescindere dalle loro caratteristiche o qualità costruttiva, le cuffie forniscono informazioni poco fedeli su molti aspetti della musica alla quale stiamo lavorando.
Infatti mostrano un’immagine stereo innaturalmente ampia, una risposta in frequenza alterata e una separazione troppo netta tra il canale destro e sinistro. D’altra parte però, sono lo strumento ideale per un ascolto dettagliato del nostro progetto. Grazie ad un ascolto attento con le cuffie possiamo scoprire particolarità degli arrangiamenti o dell’esecuzione da correggere o eventualmente evidenziare.
Detto questo, è un fatto assodato che molti musicisti, tecnici del suono e produttori professionisti mixano abitualmente in cuffia, per scelta o per necessità. Per questo proponiamo otto suggerimenti per mixare con le cuffie (e fare un buon lavoro).
1. Equalizzare poco e comprimere meno
Solitamente la prima cosa che facciamo quando cominciamo a mixare, è modificare l’EQ del canale. Se stiamo utilizzando le cuffie è importante ricordare che le cuffie raramente hanno una risposta in frequenza lineare. Inoltre, generalmente riproducono i transienti molto diversamente rispetto agli altoparlanti: siccome i loro driver sono piccoli e leggeri, mostreranno un attacco più aggressivo.
Per questo è importante usare con molta prudenza EQ e compressione. Apportare la correzione ideale in cuffia, nella migliore delle ipotesi comporterà dover rifare il lavoro canale per canale quando si riprenderà il mix su degli altoparlanti. Nella peggiore, se il mix è chiuso, toccherà all’ingegnere del mastering correggere il lavoro, raddoppiando l’apporto negativo.
Inoltre è meglio non comprimere affatto il bus stereo. Un buon ingegnere del mastering sarà in grado di trasformare un buon mix in un mix perfetto se gli lasceremo lo spazio giusto per fare il suo lavoro.
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2. Evitare di utilizzare un panpot estremo
Quando si ascolta un mix attraverso i monitor da studio, il suono proveniente dall’altoparlante sinistro raggiunge inevitabilmente anche l’orecchio destro (e viceversa). Per questo motivo, un panpot estremo di una traccia a sinistra o destra negli altoparlanti non la elimina completamente dall’orecchio opposto. Se invece abbiamo deciso di mixare con le cuffie, le cose cambiano sensibilmente. Con l’hard panning di una traccia in cuffia, il suono è completamente assente nel lato opposto: ciò fornisce un’immagine falsata del panorama stereo della musica a cui stiamo lavorando. Potrebbe suonare fantasticamente, ma non è quello che sentiremo quando ci toglieremo le cuffie ed ascolteremo il brano in un qualunque impianto stereo.
Per questo motivo, se abbiamo deciso di mixare con le cuffie, è opportuno a ridurre al minimo l’uso del panpot estremo. In questo modo ogni suono del mix sarà presente, almeno in una certa misura, in entrambi i canali. Ciò porterà ad un suono complessivamente più naturale.
3. Mantenere le cose semplici: riverbero, delay ed altri effetti speciali
Le cuffie ci forniscono pochissime informazioni sull’acustica reale del suono che si sta ascoltando perché le loro membrane vibrano a pochissimi centimetri dalle nostre orecchie. In cuffia i suoni appaiono più profondi, presenti e ricchi: tutto sembra molto più vicino di quanto non lo sia in realtà.
In teoria, quando ci accingiamo a mixare con le cuffie, occorrerebbe tenere presente questa “assenza di stanza” nella regolazione dei parametri degli effetti ambientali come riverbero e delay . Altrimenti, qualunque sia il risultato ottenuto in cuffia, quando ascolteremo il mix su qualunque altro impianto, il rischio principale è un suono fiacco e privo di impatto. Questo a causa dell’acustica dell’ambiente di ascolto reale e soprattutto della distanza dagli altoparlanti dalle orecchie dell’ascoltatore.
In pratica, sarebbe opportuno utilizzare effetti come delay e riverbero il minimo indispensabile, o non utilizzarli affatto durante il mix in cuffia. Potremo sempre aggiungerli quando avremo a disposizione i monitor di riferimento.
L’influenza dell’ambiente e della distanza delle membrane dall’ascoltatore è ancora più apprezzabile nel caso di effetti come flanger, phaser, e simili. Questi effetti basati sullo spostamento della fase suoneranno in modo molto diverso attraverso i diffusori perché il loro posizionamento comporterà inevitabili ulteriori spostamenti della fase.
In altre parole, se utilizziamo questi effetti, non c’è modo di sapere cosa accadrà alle nostre tracce che abbiamo deciso di mixare con le cuffie, quando il programma musicale verrà riprodotto attraverso dei diffusori. Anche in questo caso, l’esperienza insegna che la scelta più opportuna è giocare sul sicuro, mantenendo le cose semplici. Limitare al massimo l’uso di plugin o outboard con effetti di questo tipo, riservandoci di applicarli in un secondo momento, quando potremo ascoltare il mix su delle casse.
4. Ottimizzare il bus headphone
Se abbiamo deciso di mixare con le cuffie, dobbiamo tenere presente che creano un campo sonoro innaturale. Questo perché il suono sembra provenire dall’interno della nostra testa piuttosto che dall’ambiente circostante. Inoltre la loro risposta in frequenza è tutt’altro che flat ed il canale destro e sinistro hanno una separazione troppo netta. Per superare questi inconvenienti, sono disponibili sul mercato diversi software. Fra questi:
Sonarworks Reference Headphone
Giunto alla quarta release, Sonarworks Reference Headphone interviene sull’ EQ dell’output della DAW su cui è installato per compensare i limiti fisici delle cuffie. È disponibile per varie piattaforme (AU, VST, RTAS, AAX) su PC (Win 7 o successivo) e Mac (macOS 10.9 o successivo).
Richiede un hardware con almeno 2 GB RAM ed un monitor 1024×768 o superiore. Include oltre 100 profili di cuffie AKG, Shure, Sennheiser, etc. ed offre un ampio margine di personalizzazione. È acquistabile in download qui.
Waves Nx
Questo plugin è stato progettato per ricreare fedelmente l’acustica naturale di un set di monitor di riferimento opportunamente collocati in uno studio. Simula uno spazio reale all’interno delle cuffie riproducendo la profondità, le riflessioni naturali di un’immagine stereo o surround fino a 7.1.
Disponibile in formato AAX Native, AudioSuite, VST, AU a 64 bit per Mac (OS X 10.11.6 o successivo) e PC (Win 7 o successivo). Richiede un hardware con almeno 8 GB RAM. Include i preset delle cuffie più diffuse (Sony, Audio-Techinca, Sennheiser, etc.). È acquistabile in download digitale qui.
5. Usare la cuffia giusta al momento giusto
A prescindere da marca, modello, qualità dei componenti e relativo prezzo, non tutte le cuffie sono uguali. Una delle prime sostanziali differenze riguarda le caratteristiche costruttive del padiglione. Da questo punto di vista esistono infatti cuffie chiuse, e cuffie aperte.
Le cuffie aperte hanno la scocca esterna intorno al padiglione in qualche modo perforata. Possono essere dei forellini circolari, oppure dei tagli orizzontali. Lo scopo di questi fori è lasciar entrare nel padiglione i suoni dell’ambiente esterno. Contemporaneamente, una parte del suono riprodotto dalle membrane degli auricolari si diffonderà nello spazio circostante.
Il guscio esterno delle cuffie chiuse invece non presenta perforazioni di alcun tipo. Lo scopo è creare un sistema orecchio-membrana isolato il più possibile dall’esterno per mezzo dell’accoppiamento padiglione-scocca. Per questo motivo le cuffie chiuse sono particolarmente adatte ad essere indossate dai musicisti durante le sessioni di registrazione. Infatti impediscono che il segnale diffuso all’interno del padiglione (ad esempio il clic del metronomo) fuoriesca rientrando nei microfoni.
L’esperienza insegna quanto questo sia fastidioso, specialmente nei microfoni a condensatore, come quelli per la voce, strumenti acustici o gli overhead della batteria. Inoltre, trattenendo tutta la pressione sonora all’interno dei padiglioni, creano una percezione accentuata delle frequenze basse. Questo può rendere l’ascolto più piacevole e coinvolgente, ed in qualche modo stimolante per alcuni musicisti.
Per gli stessi motivi, un tecnico del suono dovrebbe utilizzarle molto di rado, se non per un ascolto dei dettagli del materiale sonoro, senza tenere conto di spazio, aria e sonorità del brano.
La scelta più appropriata, se abbiamo deciso di mixare con le cuffie, è quindi optare per un paio di cuffie aperte. Innanzitutto hanno una risposta in frequenza più neutrale. Questo rende la percezione delle modifiche all’EQ dei singoli canali ed alla sonorità globale del brano molto più conforme al risultato che otterremo nella realtà. Inoltre, lo scambio di aria con l’ambiente esterno fornisce un ascolto della spazialità del fronte stereo e della presenza degli elementi della scena sonora più fedele ed accurato.
Naturalmente, proprio per questa interazione con l’ambiente esterno non potranno essere usate in situazioni che richiedono silenzio assoluto, come una biblioteca. Allo stesso modo sono poco indicate per ambienti molto rumorosi nei quali è necessario isolarsi. Sul mercato ce ne sono decine di modelli. I più diffusi ed apprezzati dai tecnici del suono degli studi di registrazione di tutto il mondo sono:
Beyerdynamic DT-990 PRO
Le cuffie Beyerdynamic DT 990 PRO hanno una struttura robusta e sono dotate di padiglioni auricolari piuttosto grandi, ben imbottiti e rivestiti di tessuto scamosciato.
Hanno un’eccellente risposta in frequenza. Infatti risulta ben estesa sui bassi, molto accurata sui medi e ben bilanciata sugli alti. In vendita qui.
Sennheiser HD 600
Le cuffie Sennheiser HD600 sono dotate di padiglioni auricolari piuttosto grandi, ben imbottiti e rivestiti di tessuto in microfibra. Sono cuffie progettate per l’ascolto critico, cioè quello che avviene dal punto di vista del tecnico del suono, focalizzato sui dettagli fisici della musica come risposta in frequenza, gamma dinamica, immagine stereo e modalità di fusione dei vari canali.
Per questo hanno un suono ben bilanciato ed un ottima risposta sul midrange di voce e strumenti, ma sembrano mancare un po’ nei bassi. In vendita qui.
Una soluzione intermedia alle controindicazioni delle cuffie aperte o chiuse è offerta dai modelli semi-aperti (o semi-chiusi), che hanno caratteristiche intermedie ai due tipi. Infatti, pur essendo caratterizzate da una scena abbastanza ampia, forniscono un discreto isolamento da e verso l’esterno. Fra queste, un modello tra i più diffusi negli studi di registrazione è:
AKG K 240 MKII
Le AKG K240 MKII sono cuffie semi-aperte progettate per soddisfare l’ascolto critico più esigente. Sono comode da indossare anche se il rivestimento in ecopelle dei padiglioni non garantisce un’ottima traspirazione.
Offrono una riproduzione audio coinvolgente, caratterizzata da un’ottima scena sonora, pur mancando un po’ di bassi e non offrendo un suono particolarmente cristallino. In vendita qui.
6. Utilizzare un preamplificatore di qualità
Quando si tratta di monitor da studio, i tecnici del suono investono volentieri budget anche importanti per altoparlanti, controller e convertitori D/A di livello professionale. È un meccanismo inevitabile. Infatti per mixare bene, occorre anche sentire bene, e lo stesso discorso vale se si decide di mixare con le cuffie. Per questo è importante scegliere opportunamente un amplificatore per cuffie che consenta di ascoltare ogni dettaglio del nostro mix con la massima accuratezza e precisione. Una delle soluzioni più performanti attualmente sul mercato è
SPL Phonitor 2
L’SPL Phonitor, giunto alla seconda serie, è molto più di un tipico amplificatore per cuffie. È dotato di un caratteristico sistema di emulazione analogico del monitoraggio tramite altoparlanti.
Sono infatti presenti controlli per il crossfeed, l’angolazione degli monitor, etc. Inoltre incorpora componenti attivi alimentati con una tensione DC a 60 Volt simmetrica. L’utilizzo di tensioni di alimentazione di questo livello garantisce il maggiore headroom e la minor distorsione possibile. In vendita qui.
Un’altra proposta senza compromessi di qualità ma dall’architettura più semplice è il
Rupert Neve RNHP
L’amplificatore per cuffie Rupert Neve RNHP, basato sul circuito di uscita della cuffia del mixer Rupert Neve CenterPiece 5060, è progettato per offrire un headroom elevato e un suono dettagliato.
È dotato di tre ingressi stereo: XLR/TRS bilanciati, RCA sbilanciato e mini jack stereo, selezionabili dal pannello frontale. E’ in vendita qui.
Una soluzione dal budget più contenuto è il
Presonus HP4
L’amplificatore a 4 canali Presonus HP4, silenzioso e potente, è dotato di caratteristiche che lo rendono una soluzione pratica e versatile per maggior parte delle esigenze di uno studio.
Può essere utilizzato in mono o stereo, più unità possono essere collegate in cascata, ed ha i controlli mono/stero, mute e volume dell’uscita posti sul pannello frontale. In vendita qui.
Se invece abbiamo l’esigenza di amplificare le nostre cuffie in mobilità, una soluzione efficace potrebbe essere il
FiiO E10K Olympus
Si collega alla porta USB del laptop e conferisce all’ascolto in cuffia prestazioni elevate in termini di potenza e chiarezza del suono.
Il preamplificatore per cuffie portatile FiiO 10K Olympus è in vendita qui.
7. Controllare il risultato su una coppia di altoparlanti
Quando mixiamo utilizzando dei monitor, è sempre una buona idea utilizzare le cuffie per controllare il mix dopo averlo terminato. Scopriremo senza dubbio che c’è ancora qualche piccola modifica da fare. Questo è il modo più semplice per assicurarci che il nostro progetto suoni bene sia con gli altoparlanti, sia con le cuffie.
Lo stesso concetto vale quando abbiamo finito di mixare con le cuffie. È opportuno utilizzare un set di altoparlanti (potrebbero andare bene anche quelli dell’auto) e usarli per un controllo di riferimento. Altrimenti, potremmo avere un mix che suona fantasticamente in cuffia, ma non è poi così su un impianto stereo. Una soluzione poco impegnativa in termini di spazio e budget sono i monitor
Tascam VL-S3
Si tratta di monitor biamplificati con woofer da 3″ e tweeter da 0.5″ da 14 W cadauno, appropriati per piccoli studi di registrazione o per riproduzioni casalinghe.
8. Avere cura dell’udito
Avere cura dell’udito è una precauzione di importanza fondamentale sia che ci troviamo spesso in una regia FOH, sia che passiamo la maggior parte del tempo a mixare con le cuffie. Per questo non dovremmo esporre prolungatamente le nostre orecchie a livelli sonori che superino il limite di sicurezza di circa 70dB-85dB.
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Quindi occorre prestare attenzione ad eventuali variazioni nella sensibilità dell’ascolto. Se sentiamo il bisogno di aumentare il volume, piuttosto fermiamoci e facciamo una pausa. In questo modo innanzitutto proteggeremo le orecchie, che sono il nostro strumento di lavoro più importante. Inoltre recupereremo energia per riprendere a mixare con le cuffie (o anche nei monitor) al meglio delle nostre possibilità.
Conclusioni
Un set di monitor di qualità correttamente posizionati all’interno di uno spazio acusticamente trattato è senza dubbio la soluzione più appropriata per un mix ben fatto. Detto questo, possiamo serenamente affermare che anche mixare con le cuffie (e fare un buon lavoro) non è impossibile. Anzi, in determinate situazioni, potrebbe essere la nostra unica opzione. In questo caso, occorre tenere presenti alcuni principi fondamentali di acustica e porci sempre nei confronti del nostro lavoro con spirito autocritico ed orientato al miglioramento. In rete ci sono tantissime pagine di tutorial e tips & tricks su come usare al meglio il software e la strumentazione a nostra disposizione.
Dan Connor, https://thestereobus.com
Mac McDonough, https://www.sweetwater.com
Sam Vafaei , Marc Henney, Jean-Christophe Lamontagne, https://www.rtings.com