
Nota della redazione:
Questo articolo è da intendersi come puramente divulgativo, cioè è stato concepito per essere accessibile alla maggior parte dei lettori. E’ quindi volutamente esente da complicazioni, tecnicismi, formule matematiche, etc.
Questa sua natura gli conferisce inevitabilmente un limitato valore scientifico, a vantaggio di una immediata utilità pratica. Pertanto, rimandiamo a fonti più accademiche l’approfondimento nozionistico dei concetti esposti.
In ogni caso, saremo lieti di fornire ogni informazione o chiarimento sugli argomenti che qui presentiamo in maniera volutamente elementare. Potete commentare o utilizzare il nostro form. Grazie a tutti.
Riassunto della prima parte
Per un cablaggio corretto del palco basta osservare pochi principi fondamentali: utilizzare connessioni professionali, sapere collegare qualunque strumento, disporre di cavi appropriati e funzionanti.
Sono sufficienti poche attenzioni affinché il nostro cliente si senta in buone mani, ma ci vuole ancora meno per perderne la fiducia. Non facciamoci mai trovare a corto di cavi o adattatori, anche quelli che si presuppone che la band avrebbe dovuto portare con sé.
Nella prima parte abbiamo spiegato cosa sono le connessioni bilanciate e come collegarle all’impianto. Ora affrontiamo il panorama un po’ più complesso delle connessioni sbilanciate.
Leggi la prima parte qui: Il cablaggio corretto del palco (prima parte)
Le connessioni sbilanciate
La maggior parte degli strumenti come chitarre, effetti a pedale, tastiere, laptop è dotata di un’uscita con connessione jack (oppure RCA, oppure mini-jack) sbilanciata.
Occasionalmente possiamo trovare l’indicazione unbalanced, ma nella maggior parte dei casi è indicata semplicemente come line out. Non conviene collegare un’uscita sbilanciata direttamente alla stagebox, o ad un ingresso microfonico del mixer.
Anche se utilizzassimo un cavo dotato di connettore XLR bilanciato, il segnale potrebbe essere degradato da rumore ed interferenze. Come abbiamo detto, per godere dei benefici del bilanciamento, dev’essere bilanciata tutta la catena audio.
La soluzione in questi casi è utilizzare una DI box.
La DI box
La DI box è un dispositivo indispensabile per un cablaggio corretto in moltissime situazioni live. Serve principalmente a bilanciare il segnale, cioè a renderlo compatibile con gli ingressi microfonici di stagebox e mixer.
È dotata di un input sbilanciato con jack a due poli detto jack TS da collegare allo strumento, ed un output bilanciato su XLR da collegare alla stagebox o al mixer attraverso un cavo microfonico. Attraverso questo input si può collegare lo strumento utilizzando un comune cavo jack-jack o un cavo adattatore appropriato: RCA-jack, mini-jack – jack.
Naturalmente per collegare uno strumento stereo occorreranno due DI-box (una per canale) oppure una DI-box stereo.
L’esperienza insegna che uno dei modi più pratici ed efficaci di collegare strumenti stereo come tastiere, laptop, schede audio esterne, etc. è utilizzare un doppio cavo della lunghezza necessaria a raggiungere comodamente il pavimento (circa 1,5 metri) e posizionare la DI-box nei pressi dello strumento.



La DI-box passiva
Gli strumenti a bassa impedenza (strumenti a corda con pickup attivi, tastiere, pedaliere, etc.) solitamente necessitano di una DI Box passiva.
Disponibile nelle versioni mono e stereo, o con funzioni specifiche per PC e laptop, ha una circuiteria relativamente semplice ed influisce poco sul suono. Sostanzialmente il suo funzionamento è di tipo plug-and-play.
Fra le più popolari per qualità ed affidabilità per l’utilizzo dal vivo, le DI-box della Radial Engineering rappresentano uno standard nella maggior parte delle schede tecniche.

La Radial DI1, DI-box progettata specificamente per strumenti a corda con pickup attivi, è acquistabile qui.
Disponibile anche in versione stereo, Radial DI2, raccomandata per tastiere e batterie elettroniche, acquistabile qui.
La DI-box attiva
Invece, per collegare uno strumento ad alta impedenza (chitarra acustica, basso, altri strumenti con pickup passivi, etc. ) occorrerà una DI-box attiva.
Oltre all’ingresso jack e l’uscita XLR, una DI-box attiva tipicamente dispone di un’ulteriore uscita jack TS in parallelo sull’ingresso per rilanciare il segnale nell’amplificatore.
Le DI box attive per funzionare richiedono una piccola corrente elettrica, fornita in genere tramite alimentazione phantom o batterie, ed includono un preamplificatore per gestire segnali di livello basso.
Per queste caratteristiche, possono influire in maniera rilevante sul suono dello strumento.

La DI-box attiva Radial J48, una delle più apprezzate sui palchi e negli studi di registrazione di tutto il mondo, acquistabile qui.

La DI-box attiva BSS AR-133, un altro standard universalmente riconosciuto. Acquistabile qui.
Naturalmente, risultati apprezzabili possono essere comunque ottenuti da prodotti che richiedono un investimento minore.
Ad esempio, anche se difficilmente compariranno su un rider tecnico di una band in tour mondiale le DI-box della DAP Audio, sufficientemente trasparenti e silenziose, garantiscono prestazioni più che dignitose ad un prezzo contenuto.

La DI-box attiva DAP Audio ADI-200, acquistabile qui.

La DI-box passiva stero DAP Audio PDI-200, acquistabile qui.
Che si tratti di amplificare un duo di pianobar oppure una orchestra di liscio, molto probabilmente la band si aspetterà che la venue o il service disponga di sufficienti DI box per tutti i musicisti.
Per questo è importante non farsi cogliere impreparati. Inoltre, è consigliabile dotarsi di un certo numero di cavi jack-jack TS da 6,3 mm (i comuni jack per chitarra). Sono l’ingresso standard delle DI box, ed anche se i musicisti sarebbero tenuti a portare con sé i propri, è molto facile che ne chiedano uno.
La ciabatta microfonica
Distribuire gli ingressi in vari punti è una pratica molto utile per un corretto cablaggio del palco. L’accessorio più usato per questo scopo è la ciabatta microfonica, tipicamente da 8 canali.
È raccomandabile disporne in numero sufficiente a coprire tutti i canali della stagebox principale (o del mixer). Ad esempio, se in totale abbiamo 32 canali disponibili, sarebbe opportuno dotarsi di 32/8 = 4 ciabatte.
Posizionate in punti strategici, ad esempio vicino alla batteria, agevolano sia le procedure di cablaggio e microfonazione, sia quelle di smontaggio del palco.

Un modello molto pratico, affidabile e maneggevole é la Proel EBN8, acquistabile qui.
Il cavo combinato phono/rete.
Una delle pratiche più fastidiose quando si allestisce un palco è portare l’alimentazione ed il segnale ai monitor. Oppure, nelle installazioni più piccole, alle casse amplificate su stativo.
Se anche disponiamo di cavi XLR-XLR abbastanza lunghi (o facilmente prolungabili), il cavo schucko con presa VDE fornito con il diffusore è sempre troppo corto per essere utilizzato comodamente.
La soluzione più appropriata per un corretto cablaggio dei monitor (o delle casse amplificate su stativo) è utilizzare un cavo combinato phono/rete, detto comunemente cavo combo. Consiste in un cavo XLR ed una prolunga di corrente opportunamente schermati e guainati insieme.
Il suo utilizzo è molto intuitivo. Alimentazione e segnale viaggiano insieme in maniera ordinata, con un sistema che rende velocissime le procedure di cablaggio e scablaggio delle casse amplificate.
L’unica accortezza richiesta è predisporre un numero sufficiente di prese di corrente vicino alle uscite XLR della stagebox (o del mixer).

Un modello lungo 10 metri con connettori standard, adatto a club e palchi piccoli, dall’ottimo rapporto qualita/prezzo, è acquistabile qui. Per palchi di media grandezza, è consigliabile averne anche qualcuno un po’ più lungo. Un modello da 15 metri, è acquistabile qui.
Il testacavi
Infine, un suggerimento sempre valido è non fidarti dei cavi.
Usa solo cavi di provenienza certa e testali prima di utilizzarli sul palco. Per questa operazione puoi utilizzare uno strumento molto semplice: il cable tester. E’ sufficiente inserire i due connettori del cavo in esame nelle apposite prese/spine: alcuni led indicheranno se ci sono poli interrotti o in corto.
Un modello molto valido è il Palmer Cable Tester .

Il cable tester di Palmer è in vendita ad un prezzo speciale qui.
Non sottovalutare quest’aspetto del tuo lavoro. Se anche avessi effettuato un corretto cablaggio del palco, ma all’improvviso durante lo show un cavo dovesse fare rumore, ronzare o smettere di funzionare, indovina verso chi si girerebbero tutti, musicisti e pubblico?
Buongiorno,chiedo se , dovendo collegare un pianoforte digitale ad un mixer da un’uscita cuffie mini jack(ovviamente con relativo adattatore),la qualità’ del suono e’ uguale a quella dell’uscita jack stereo di solito presente nei moderni pianoforti digitali.Grazie
Ciao Antonio, grazie per la domanda
La qualità del suono è la stessa. Però, collegare l’uscita cuffie direttamente al mixer non è una procedura corretta.
Questo perché il segnale delle cuffie è “amplificato”, cioè è fatto per andare direttamente agli altoparlanti (delle cuffie).
Invece, le uscite stereo producono un segnale che per essere ascoltato deve andare al mixer, o ad un amplificatore esterno.
Non è una questione di volume, ma di “impedenza”, una caratteristica fisica-elettrica del suono molto importante (si misura in Ohm).
Per farci un’idea di quanto questi due segnali siano diversi, senza entrare troppo nei dettagli, nel caso delle cuffie si parla di qualche decina di Ohm, mentre per le uscite stereo arriviamo a diverse centinaia.
Questa differenza può causare malfunzionamenti o una cattiva percezione del suono.
Per risolvere questo intoppo e avere sempre il migliore suono possibile, basta usare una DI box.
Spero di esserti stato utile!
Grazie dell’articolo ben dettagliato, ma ho un dbbio soprattutto relativo agli amici chitarristi…
Se devo portare il segnale della chitarra al mixer PA e al mixer da Palco e, loro, vogliono pure il segnale nell’ampli… devo usare 2 DI?
Grazie.
Buona serata
Ciao Stefano, la cosa più semplice è utilizzare l’uscita “direct” delle DI (ce l’hanno quasi tutte). Quindi, dopo aver collegato la chitarra alla DI, mandi l’uscita bilanciata alla stagebox condivisa tra mixer sala e mixer palco, e l’uscita “direct” (che di solito è un jack sbilanciato) all’amplificatore.