
Premessa
Negli ultimi anni è stata pubblicata una notevole quantità di prove scientifiche che mettono in evidenza la connessione tra perdita (o diminuzione) della capacità uditiva e salute mentale. È chiaro che esiste un’associazione tra ipoacusia (termine tecnico per la diminuzione dell’udito) non assistita e declino cognitivo e demenza. Perché questo succeda non è ancora chiaro e sono in corso molte ricerche per cercare di stabilire come e perché la diminuzione della capacità uditiva e salute mentale siano collegate.
Il parere scientifico
Importanti risultati della ricerca pubblicati sulla rivista scientifica The Lancet nel 2017 hanno affermato che un terzo dei casi di demenza potrebbe essere prevenuto se le persone gestissero con maggiore cura un certo numero di fattori del proprio stile di vita nella età tra i 40 e i 65 anni. Tra questi fattori spicca la cura del proprio udito.
L’ipoacusia non gestita si aggiunge al carico cognitivo del cervello e può portare gradualmente a forme di isolamento sociale e persino alla depressione. Questi appaiono motivi sufficientemente validi per prendersi cura dell’udito. Occorre quindi prestare attenzione ai segnali di cambiamento delle proprie capacità uditive, nello stesso modo in cui ci si interessa di vista e salute dentale.
Conclusioni
In particolare dopo i 40 anni, i test dell’udito dovrebbero essere di routine come gli esami della vista, del sangue ed i controlli dentistici. Questo parametro si abbassa in funzione della professione svolta, e varia a seconda dei casi. L’esposizione continuativa a stimoli uditivi di livello elevato, tipica delle professioni del suono, è uno di questi.